Die Mauer

Cristina Gozzini
a cura di Alessandra Tempesti

Alessandra Tempesti - Come nasce e si sviluppa il tuo processo creativo?

Cristina Gozzini - Quasi sempre parte da un'intuizione che può nascere da un oggetto da cui mi lascio attrarre, o da un accadimento. Questa intuizione mi porta ad una ricerca che approfondisco così tanto che a volte finisco per cambiare il percorso da cui ero partita. La ricerca è indubbiamente per me la parte del lavoro più coinvolgente e interessante, però non c'è mai una gerarchia in questo processo di lavoro, che può anche originarsi da un materiale che vedo, e dallo studio che intraprendo attorno a questo materiale. Nel caso dell'installazione Tutti insieme appassionatamente il punto di partenza del lavoro è stato un oggetto che ho notato in un ufficio amministrativo, una graffetta di metallo, che mi ha attratto al punto tale da interrogarmi sul perché di questo interesse, cercando di capire quale significato potesse esserci dietro una graffetta di metallo, dietro le industrie delle acciaierie... Il materiale è fondamentale per me, penso di lasciarmi a volte sedurre dal materiale, dal suo significato che cambia a livello economico e sociale. Spesso si tratta di materiali che hanno avuto già un utilizzo, materiali che hanno una loro memoria, una loro storia, e attraverso l'accumulo diventano tutt'altro.

AT - Spazio e tempo sono le coordinate del tuo lavoro, che ha origine dal disegno per poi evolversi in una forma di scrittura temporale che adesso predilige i linguaggi della scultura e dell'installazione. La dimensione temporale diventa determinante in quelle opere che hanno avuto una gestazione estesa nell'arco di diversi anni, tra cui appunto Tutti insieme appassionatamente di cui abbiamo appena parlato, che hai realizzato tra il 2004 e il 2015.

CG - Il tempo è un aspetto dell'esperienza vissuta, entra a far parte di un percorso che compio anche in relazione al materiale che scelgo. Il tempo è una componente umana, mi interessa questo suo procedere e il fatto di essere dentro, coinvolti in questo procedere e nella trasformazione del materiale attraverso il tempo. Nell'essere umano spazio-tempo sono termini correlati, che vanno di pari passo.

AT - Hai vissuto per più di dieci anni a San Salvador, dove hai realizzato progetti site-specific per importanti istituzioni culturali. Quanto quell'esperienza di vita ha influito sulla evoluzione della tua pratica artistica?

CG - A questa domanda non mi sono ancora risposta...perché vorrei che quell'esperienza continuasse a fluire liberamente dentro di me, comunque credo che in una forma molto inconscia mi segnerà sempre nel lavoro e nella vita. Forse proprio questo mio continuo mettersi in discussione deriva dall'aver vissuto in Salvador che è un paese costantemente a rischio sotto tanti aspetti, sociali ma anche territoriali e geologici (penso ai terremoti). C'è un senso di instabilità che si accompagna ad un impulso vitale e umano a ricominciare, come essere eterni principianti. Credo di aver assimilato questo rimettersi in discussione e trovare il punto da cui poter ricominciare da zero. La precarietà propria di quei paesi dell'America Centrale permea molti miei lavori, ma in fondo è la stessa esistenza umana ad essere precaria.

AT - INFRA è il titolo della tua ultima mostra personale presso la galleria Die Mauer a Prato. A cosa allude questa parola?

CG - INFRA rimanda a uno stare tra due dimensioni, tra quello che consideriamo reale e quello che va oltre l'evidenza. INFRA è anche un riferimento a Marcel Duchamp, alla parola infrafino da lui usata (e forse coniata) per indicare qualcosa che sfugge totalmente a una nostra definizione scientifica. “Quando il fumo del tabacco ha il profumo della bocca che lo esala”. Nel linguaggio zen INFRA è anche la musica per i sordi, il suono del battito di una sola mano. Ed è qui che avverto una relazione con la fisica quantistica, secondo cui uno stato è la sovrapposizione di infinite possibilità ognuna con la sua probabilità. Particelle infinitamente microscopiche e invisibili che contribuiscono alla formazione di mondi paralleli, senza lasciare alcuna evidenza. INFRA è l’attrazione magnetica invisibile tra due cavi che mantiene in equilibrio delle graffette mobili. È il vuoto apparente tra due mani che definiscono uno spazio altrimenti non evidente, mentre tra il disegno a china e la fotografia sul lucido c’è un altro spazio, così come il distacco dei supporti dal muro è uno spazio ulteriore che diventa parte dell’opera. Mi sembra che quel sottilissimo spazio INFRA sottile sia così potente quando viene percepito da divenire pesante quanto l’acciaio, quanto la forza emessa dai magneti.


INFRA | Cristina Gozzini
a cura di Alessandra Tempesti
ARTEXT . http://www.artext.it/Artext/magazine/Alessandra-Tempesti.html
Cristina Gozzini @2018

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