Finalmente Niente

Cristina Gozzini
Testo di Luca Sposato


Attraverso una partecipazione attiva del pubblico, l'artista promuove una riflessione ecosofica sulla comunicazione tra specie, contrassegnata da restituzioni di una residenza artistica in progress e installazioni site specific.

La riscoperta della natura, materia di immediata attualità, pur dettata, invero, da motivazioni contingenti, è un tema di ottimo auspicio per ripristinare un contatto e un pensiero inclusivo con il circostante, dove l’arte veicola in maniera privilegiata il processo di annessione: il territorio italiano, memore dell’unicità goduta sul fronte artistico-naturalistico, presenta campi di ricerca pressoché infiniti, soprattutto per l’arte contemporanea, sempre più “evasiva” e ambientale.
Anche la città di Prato, officina contemporanea fin dal pulpito donatelliano, riserba sorprendenti momenti di promozione artistica in comunione con l’ambiente limitrofo, sia esso industriale o arboreo. Su queste considerazioni, è interessante il progetto site-specific Finalmente niente, sviluppato dall’artista Cristina Gozzini (Firenze, 1960) in occasione della sua residenza d’artista presso la settecentesca Villa Rospigliosi di Prato e promosso dall’associazione culturale ChorAsis-Lo spazio della visione. Cadenzata nell’arco della stagione annuale, la mostra di restituzione cresce e si propone in cinque date, 11 settembre 2021, 11 dicembre 2021, 11 febbraio 2022, 11 aprile 2022 e 11 giugno 2022, concludendosi con la presentazione del libro (A step) Out Of Me indagini e progetti attorno all’ecosofia, sintesi documentativa del progetto. L'accentuazione a un’etica ambientale non è solamente legata alla predisposizione del contesto ospitante, sito alle pendici della Calvana, ma è cifra artistica della Gozzini, artista dei due mondi (avendo vissuto dieci anni a El Salvador, nel Centro America), partendo da una discreta e marcata ricerca ricognitiva di oggetti e forme incidenti nell’opera finale. Gli objets trouvés, accumunati da un’eco grafica, non vengono rivoluzionati nel significato, ma diventano generalmente degli accordatori di immagini e integrano, rizomaticamente, il costrutto installativo operato dall’artista. Nello specifico della mostra, la Gozzini ha concentrato l’azione sulla Ragnaia retrostante la villa, boschetto più o meno fitto già dedicato all’antica usanza dell’uccellagione per mezzo di sottili reti (come la tela di un ragno) che intrappolavano volatili di passaggio: la rete invisibile e oramai inesistente, assume il ruolo di metafora di un già-stato/presente, un divenire che vuol essere ripristinato dall’artista coinvolgendo e invitando il pubblico al passeggio silvestre, così da accogliere, performativamente, la chiave di lettura ecosofica dei lavori proposti.
Il calpestio è un tema ricorrente nel lavoro della Gozzini, come visto anche nella personale Infra del 2018 curata da Alessandra Tempesti presso la galleria Die Mauer di Prato, dove i passanti attraversavano una stanza cosparsa di argilla e cartone alveolare posato diventando, in tal modo, terminali attivi di esperienza creativa (il cartone, difatti, sotto il peso delle persone, segnava l'argilla restituendo un tracciato scultoreo); i colti rifenmenti alla Land Art (si pensi a l'opera di Richard Long A line made by walking del 1967 e l'installazione Earth Room dell'artista Walter De Maria presso la Galleria Heiner Friederich di Monaco, nel 1968) elevano il lavoro di Cristina Gozzini a un processo di Caosmosi, termine coniato da Joyce ma utilizzato in logos da Félix Guattari per precisare le teorie del Caos e del Cosmos che si immergono vicendevolmente. Tra accorgimenti inseriti nella natura, appunti e letture di micologiia, oltre alle stampe e grafiche presenti nella rimessa della ragnaia, l'artista fiorentina esprime una visione organica transindividuale, dove il ruolo del pubblico è dichiaratamente estetico, avvalendosi di un concatenamento collettivo di enunciazione (si veda Mille piani, Deleuze e Guattari, 1980) : l'immagine del fungo è ideale a dare forma al concetto simbiotico tra la collettività e l'individualità partecipi di un momento artistico. Inoltre, la cadenza stagionale chiama in causa il tempo come ulteriore marcatore di un progresso eucariotico con il circostante, in cui l'enunciato del pensiero artistico è un atto senza autore, un Finalmente Niente.
Si avvera il pensiero nomade, camminando si matura coscienza ad una nuova estetica, in comunione tra il proprio Io ed il cosmo.

Luca Sposato


Finalmente Niente
Cristina Gozzini
Testo di Luca Sposato
Juliet - https://issuu.com/julietartmag/docs/juliet_207
Cristina Gozzini @2022


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